Fin’ora vi ho parlato abbondantemente delle donne di famiglia, soprattutto di mia mamma, di come io sia rompiballe con i vestiti e un po’ anche di mio fratello.
Papà è comparso solo qua e là, spicca soprattutto per il suo rapporto assolutamente mascolino coi colori: ci sono i tre primari e i tre secondari. Punto. L’indaco dell’arcobaleno è già un azzardo.
Un uomo classico no? Un armadione ex rugbista, un uomo tutto d’un pezzo che per il matrimonio del primogenito vuole solo fargli fare bella figura e occuparsi delle sue donne e far tutti felici.
Tzè, come ve l’ho descritto male.
Papà innanzitutto (zia L. a parte che s’è proprio sciolta in lacrime) è stato l’unico a commuoversi con l’occhietto lucido.
È stato lui a dare inizio al valzer del “vestito-da-cerimonia-e-mi-raccomando-sceglilo-bello”. Era tutto contento di potersi mettere in tight.
Ci ha fatto passare (nella famosa seconda spedizione punitiva a Serravalle) tutti i negozi di scarpe da uomo “Perché devo prendere le scarpe per il tight”.
Finita quell’ossessione parziale ha iniziato con quella per la camicia (“Che non ho neanche una camicia da mettere coi gemelli di mio papà” e lì se l’è cuccato mia mamma a scarrozzarlo per tutta Pavia, ma d’altronde lei se l’è sposato e lei se lo gestisce nella buona e nella cattiva sorte).
Sistemati tutti questi bisogni primari, papà s’è buttato a capofitto in quello che sa fare meglio: organizzare viaggi.
Quand’eravamo piccoli e andavamo in vacanza in posti nuovi non c’era mai un giorno che ci si annoiasse, c’era sempre da andare a vedere qualcosa, sapeva sempre dove ed era sempre organizzato con indicazioni stradali e informazioni su eventuali sconti.
Con l’arrivo di internet non vi dico. Mia zia C. il viaggio in Scozia se lo ricorda ancora adesso “Sembrava di essere in giro con la guida turistica personale, non ha perso un colpo!”.
Lui si diverte, a trovare i posti più tipici, a incastrare coincidenze, a sfruttare le miglia da percorrere al meglio.
Figuratevi come si dev’essere sentito quando s’è reso conto che c’era da organizzare uno spostamento di massa Italia-Spagna (nello specifico Pavia-Milano-Madrid-Salamanca) per tredici persone di famiglia… e potenzialmente tutti gli amici di mio fratello che dall’Italia andranno al suo matrimonio.
Vi dico solo che per un breve periodo l’ipotesi di organizzare un charter Milano-Salamanca solo per gli invitati italiani stava diventando molto reale.
Ma poi, pur avendo una famiglia numerosa non abbiamo parentela con zio Paperon De’ Paperoni, ci tocca muoverci coi low cost.
E va bene comunque, perché a quanto ho capito saremo comunque tutti su quello stesso volo.
Con la nonna che adora viaggiare ma non riesce a star ferma, con la cuginetta che adora viaggiare ma non riesce a star zitta, con gli amici che si ritroveranno tutti insieme dopo tanto tempo, con la zia C. che soffre di claustrofobia anche in aereo.
Spero solo non applaudano al pilota.
Comunque, ciliegina sulla torta, mi sto ancora chiedendo come l’abbia presa papà: da gennaio sta prendendo lezioni di spagnolo, da febbraio sta organizzando spostamenti, biglietti aerei e coincidenze col pullman che prenderemo tutti insieme per spostarci da Madrid a Salamanca (alla fine ci costa meno che affittare ognuno la sua macchina… e vogliamo mettere che risparmio sull’inquinamento? La sorella fricchettona dello sposo ne è contenta U_U) che son comunque quattro ore di strada, insomma dopo tutto sto impegno, l’ultima volta che mio fratello è stato in Italia questo se ne esce con:
“E Cri, visto che tu parli spagnolo lascio a te il numero dell’autista e l’elenco di tutti quanti”
Voi dite che riesco a piazzarle due pentole mentre viaggiamo?