Vengo in soccorso della mia amatissima Virginia McFriend e al suo grido d’aita*.
Al riguardo dei ristoranti giapponesi.
Non ne trovi uno?
Fattelo da te.
Sette parole che potrebbero riassumere tutta la mia filosofia di vita. Ma qui si parla di cibo, quindi torniamo a noi.
Prima di darvi la ricetta del sushi, che devo darvi il tempo di diventare amici, e quando dico amici intendo *davvero* amici, col pescivendolo (che nessuno vuole restarci per l’anisakis), vi darò un’idea delle ricette che vi proporrò.
Semplicemente per due motivi: sono i piatti che più ci sono piaciuti in viaggio di nozze in Giappone, e sono anche quelli che sono riuscita a riproporre a casa, quindi sì, vere ricette giapponesi che si possono fare anche in Italia!
Più alcune mie creazioni fusion (che detto così fa figo, detto come mangio: avevo della roba in frigo e ho giocato a masterchef).
Ecco l’elenco:
– ramen (con chashu)
– okonomiyaki
– zuppa di miso
– butaman (o nikuman)
– ebi yakisoba
– chahan
– ramen sbagliato
– toriyakidon
– riso gohan
– tonkatsu
– ebi gyoza
– kare raisu
Il ramen sbagliato e il “toriyakidon” sono i piatti che ho buttato un po’ lì di fortuna, ma che sono comunque riusciti bene. Tonkatsu,Ebi Gyoza e Kare Raisu sono i prossimi in programma da provare. Tutti gli altri sono stati provati e approvati, dopo accurate ricerche.
Per cucinare queste prelibatezze nipponiche vi servirà fare un giro in un alimentari asiatico, per trovare alcuni ingredienti fondamentali (non preoccupatevi, qui vi ho fatto la lista e vi ho fornito sostituti economici).
In generale, quando si parla di cucina, preferisco seguire la ricetta che reputo più fedele e fattibile, e solo dopo aver capito come funziona, permettermi di sperimentare.
Cos’ho imparato dalla cucina giapponese:
– che le migliori cucine al mondo sono quelle che hanno ingredienti poveri e sanno riciclare gli avanzi
– che aglio + zenzero + sesamo + cipollotto fanno immediatamente Giappone
– che esistono cinque gusti (dolce, salato, aspro, amaro e “umami”) più, volendo, piccante e agrodolce
– che anche le consistenze giocano un ruolo importante
– che anche l’occhio vuole la sua parte (dai vari colori, alla lucidità delle pietanze, dalla composizione, alle stoviglie)
– e che, quindi, riuscire a combinare i vari gusti, le varie consistenze e vari colori significa riuscire a preparare un piatto stratosfericamente buono (e vi fa inventare avverbi)
– che la salsa di soya è meglio prenderla “col tappo verde” (quella con poco sale, si usa molto di più)
– che la macchina per il riso è un acquisto forse folle ma di grande aiuto (benché non indispensabile)
– che ci si può sempre arrangiare con qualsiasi cosa abbiate a disposizione
Eh… non male eh?
In ogni caso, avete la lista della spesa, la lista delle ricette che presenterò, la lista delle cose che ho imparato, sperando vi possa essere utile o almeno incuriosire, manca solo la lista degli utensili da cucina che possono tornarvi utili:
– pentole e padelle: un wok o padella profonda tipo “saltapasta” non è affatto male da avere, non indispensabile (per ora non ho ancora fatto fritti) ma aiuta
– la “rice cooker” o macchina per il riso è superflua: si può cuocere il riso tranquillamente nelle pentole comuni, inizia ad essere utile quando cucinate spesso piatti con riso al vapore di accompagnamento
– cestelli in bambù per la cottura a vapore: anche questi piuttosto superflui, ci si può arrangiare con altri mezzi
– piastra elettrica: con una buona padella antiaderente dal fondo ben piatto, ce la fate benissimo lo stesso
– indispensabili, invece, sono degli ottimi coltelli: ormai se ne trovano dappertutto a costi contenuti. C’è da tagliare un sacco di roba nella cucina giapponese (tutto è cotto già a dimensione di un boccone), quindi avere un buon coltello sveltisce il lavoro in modo inenarrabile
– un mattarello e un bel tagliere di legno/plastica/marmo o un tavolo da guerra: su cui poter affettare, impastare, assottigliare eccetera eccetera
– bilancia da cucina, possibilmente digitale per vedere anche i grammi, e vari misurini (per liquidi e solidi, io ho investito pochi euro in uno di quei set di misurini che indicano la tazza, il cucchiaio, il cucchiaino e relative frazioni)
– mestoli, spatole o simili di legno o plastica, e possibilmente un tegame di coccio: i giappi sono molto fissati sulle pentole e gli utensili d’acciaio che potrebbero conferire un gusto metallico a certi preparati (per esempio i brodi)
– un pennello da cucina
È tutto! Alla prossima per le ricette!!!
—
Altro sulla cucina giapponese:
La lista della spesa
Scuola di cucina (la fonte delle mie ricette)
—
PS
* il grido d’aita di VirginiaMcFriend lo trovate qui.
I coltelli li ho, ben due ceppi! Ma un dubbio attanaglia il mio stomaco… a cosa mai servirà il PENNELLO DA CUCINA??? :O Non vedo l’ora di leggere le ricette, ‘che già vedendoli i tuoi nipponici piatti mi venne la famazza. Molti cuori alla Chef Euforillide, urrà! <3
Il pennello da cucina è servito per ora solo per spennellare goduriosissima salsa sull’okonomiyaki… Ah e per spennellare d’olio le padelle, così non le riempi d’unto e la ricetta resta più leggera.
Diciamo che puoi sostituire per il primo con un cucchiaio, per il secondo con uno scottex ben ripiegato 😀
Saturilla mia, scriverò solo per te e la cosa finalmente mi farà rispettare le scadenze *_*
Non vedo l’ora di leggere le ricette ^.^