La Guida di Euforilla allo Stile, per Negati

 

A ottobre avevo detto che avrei parlato di stile. Siamo a gennaio e ancora nulla. In parte è un difetto mio: una ne faccio e mille ne penso. In parte l’argomento è lievitato come un impasto messo al caldo.
Pensavo che avrei avuto giusto un paio di cosine generiche e un paio personali da dirvi, aggiungerci quel paio di consigli di cucito che potevo aggiungere, e aver finito. Però poi ho iniziato a pensarci di più, le cose hanno iniziato a strutturarsi e ad aver bisogno un’articolazione più accurata.
E quindi eccoci qui con la prima Lezione del Corso semi-serio di stile per negati, dalla prof Euforilla. Nella prima lezione, mie care creaturine, chiariremo una distinzione F O N D A M E N T A L E.
Esistono “moda”, “stile” e “trend”.

Moda: in matematica è semplicemente il dato che ricorre con più frequenza. In un certo senso è applicabile anche all’abbigliamento. È quell’entità incorporea che ogni due stagioni espone delle creazioni, più o meno artistiche, più o meno indossabili nel mondo reale, e impone i suoi nuovi diktat.
Non so se si nota già da come ne parlo che non sono mai stata affezionata alla moda. Non ho mai potuto digerire l’idea di qualcuno che decidesse -al posto mio- cosa fosse da considerare bello e cosa no. E in ultima analisi cosa avrei trovato nei negozi e come sarei stata guardata da altri.
Trovo che certi abiti della haute couture siano più creazioni artistiche che vestiti da mettere, ammiro la creatività e l’abilità che ci sono dietro.
Però ancora non m’è chiaro come si riduca, dai grandi abiti delle passerelle, a quei cosi curiosi che si trovano sugli scaffali dei negozi.
Qui mi serve una digressione: al momento lavoro come correttrice di bozze per varie riviste, ho iniziato a settembre e proprio in questa settimana avrò a che fare con la mia seconda settimana della moda. Nel mezzo i servizi “moda” sono stati innumerevoli.
E ho notato una cosa: TUTTO va di moda, semplicemente perché sono i giornali che scelgono come abbinare i servizi, che scelgono quali cose verranno usate (o quali nomi hanno pagato a sufficienza per essere usati), che alla fine della fiera tracciano un denominatore per quanto visto nelle sfilate.
Altrimenti non mi spiego nemmeno come diamine facciano, ogni anno, i vari stilisti a decidere che sta volta sarà la tal cosa il punto caldo di stagione. Si siedono a tavolino per decidere? Ci sono fughe di notizie e spionaggio industriale? O più semplicemente fanno quello che ne han voglia e noi cerchiamo disperatamente di vederci un filo conduttore.
Infine: il costo. Non mi è mai interessato poter dire “E’ una maglia di pinco pallino”. Anche perché, per quanto la qualità di certi capi di “moda” possa essere eccellente, non lo metto in dubbio, è anche vero che nel costo totale grandissima parte va per pagare il nome. E a me questo non interessa (senza considerare che a volte vendono veri e propri stracci, che si fanno strapagare solo perché c’è un loghino famoso appiccicato sopra). A me interessa la fattura e l’effetto finale di un capo, non chi l’ha firmato.

Trend: il trend è strettamente legato alla moda, un’abbondanza di un dato qualcosa sulle passerelle causa un’abbondanza di detto qualcosa nei negozi. Ma per come la vedo io funziona anche all’inverso: se qualcosa, durante una stagione, diventa virale è molto probabile che nelle prossime sfilate lo si vedrà ripresentato in mille modi e maniere.
Una cosa mi dà un po’ fastidio però: se qualcosa è un trend (a prescindere che sia considerato di moda o meno, e quindi “brutto”) troverete solo quello nei negozi.
Ora, se il tartan giallo è il vostro pane vedete bene di farne scorta adesso che potete. Ma se non fa per voi… beh, spero abbiate fatto scorta quando il vostro oggetto del desiderio era un trend!

Stile: ho detto di non essermi mai interessata alla moda. Vero. Questo non toglie che io non mi sia mai interessata allo stile. Lasciatemi fare la nerd: dal greco “stylos”, ovvero quello stecchino appuntito con cui si tracciava e si scriveva su una tavoletta cerata. Era usato per lasciare un segno.
Per certi versi lo stile è ancora la stessa cosa: un elemento che lascia il segno, che si fa notare, che significa qualcosa.
Necessito un’altra digressione: possiamo fissarci quanto vogliamo a fare i buonisti e dire che l’abito non fa il monaco, che non bisogna giudicare dalle apparenze. Ma alla fine tutti lo facciamo, ed è perfettamente normale: quando incontriamo qualcuno la prima impressione sensibile e sensoriale che possiamo averne è visiva, è ovvio quindi che cerchiamo di farci un’idea di chi abbiamo di fronte a partire da come ci appare. Semplicemente il cervello cerca immediatamente di catalogare. Basterà essere di mentalità sufficientemente aperta da pensare “Ok, questo è ciò che sembra, ora sentiamo cos’ha da dire per vedere se avevo ragione o meno!”
Quindi, stile: quel pochino di personale e vostro che si fa vedere, che si mette a disposizione per distinguervi in una folla. E non intendo solo grandi e variopinti cappelli.

Wow… ne avevo eh?
Nelle prossime volte (una la settimana credo,per il resto continuerò con la mia Scatolina e un altro post concreto) parleremo di forme, colori, trucco e parrucco, accessori, come definire un vostro stile e così via… tutto il pacchetto, sissignori!

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