Note classiche uscivano da un pianoforte fantasma, struggevano la dama, le dita fremevano, orfane d’avorio
In piedi, una statua di marmo bianco in mezzo a un quadro di un autunno spietato, aceri ovunque dai colori così follemente vivi, nella loro morte.
La dama tese le braccia, non si inginocchiò per tema di svanire, era già abbastanza insignificante così, in piedi, a braccia tese
“Guarda cosa ti ho riportato, guarda cosa ti offro” disse
“Lo riconosci? Te lo ricordi? Guarda com’è puro, , gli antichi credevano che fosse ghiaccio primordiale, che non potesse più sciogliersi… lo vedi quant’è limpido seppure nero?”
Il drago sembrava dormisse nella penombra
“Continua pure… siamo legati a doppio filo”