Quest’anno, non chiedetemi assolutamente come mai, perché non saprei affatto rispondervi, sento il carnevale, cosa che non succedeva da almeno vent’anni (e non è un numero a caso).
Il che significa che ho voglia che arrivino quei giorni di festa, ho voglia di mascherarmi, di andare in giro per strada a vedere “le mascherine”, tirare coriandoli, fare foto e mangiare i dolci che ci faceva la nonna quando eravamo piccoli.
I fias (frittelle larghe e piatte) e gli sfarso (frittelline tonde e morbide), nello specifico.
Quindi sto già pensando a cosa potrei fare… soprattutto, diciamocelo, al costume. Ormai si vede un po’ di tutto, ma in origine il carnevale era un momento dove chiunque poteva diventare chiunque altro, contadini mischiarsi coi nobili, farsi scherzi (innocui, grazie) a vicenda e prenderla a ridere.
Credo forse di aver voglia di questa leggerezza d’animo e di colore, di sovvertire l’ordine, di buttare tutto in chaos e caciara per ritrovare la quiete dopo…
In fondo sarebbe abbastanza facile andare a recuperare una maschera tipo quelle di Venezia, bianca, a pochi euro, e sbizzarrirmici un po’ sopra con colori, bottoni, passamanerie, perline e brillantini, poi aprire i mie scatoloni di stoffe e avvolgermi un po’ a caso in qualche drappo colorato, uscire, tirar due coriandoli, rientrare, impuzzolentire tutta casa di fritto e godermi qualche frittella con gli amici.
Ok, dai, è un programma. E c’è un mese intero per metterlo in atto!
Chi è con me?
Nel frattempo, se volete farvi una cultura, consiglio la lettura di “Calendario” di Cattabiani, un libro più da consultazione che da lettura, dove Cattabiani ha raccolto l’origine e quello che rimane, nelle usanze italiane, di varie feste regionali e stagionali.
Per farla breve il Carnevale è ciò che rimane di tutte quelle feste invernali fatte per scongiurare la fine del mondo, ebbene sì, in un periodo che veniva considerato di “sospensione” (in fondo il vecchio calendario romano aveva solo dieci mesi e i due di inverno, fra dicembre e gennaio, erano considerati un periodo “senza tempo”), dove il caos tornava a regnare sovrano, si sovvertiva dunque l’ordine naturale delle cose (e degli standard sociali), ci si vestiva con colori sgargianti, si mangiava di tutto, si faceva musica e rumore, si accendevano fuochi e si sparavano fuochi d’artificio, per richiamare l’ordine e l’abbondanza per il nuovo anno, c’era anche l’usanza di fare un fantoccio, nominarlo Re del Carnevale, condannarlo pubblicamente a morte, leggerne il testamento e poi si procedeva all’esecuzione, così da cacciar via le negatività dell’anno passato e propiziarsi la buona sorte per l’anno a venire. È ciò che ci rimane dai Saturnali, dai Baccanali e dai Lupercali
E qui Wikipedia vi spiega meglio.