Le donne della mia famiglia hanno a volte la curiosa abitudine di metterci venticinque minuti d’orologio per raccontarvi una cosa che in genere ne richiederebbe 5.
Perché vi raccontano anche tutti gli antefatti.
Essendo io fatta dal 50% del loro stesso DNA credo proprio che farò la stessa cosa.
L’estate scorsa siamo tornati dalla Calabria con la solita scorta di derrate alimentari: olio, salsa di pomodoro, fichi secchi, immancabili salsicce “non piccanti” -seee…- al finocchietto e, new entry, un litro di latte di mandorle.
Io e la frutta secca non andiamo troppo d’accordo, mangerò si e no 10 noci e 15 arachidi in un anno. Basta. Le nocciole le rifuggo con orrore, le mandorle le tollero solo se insapori e col pollo. Non sarà difficile capire che latte di mandorle non ne bevo, eppure ci provo ogni estate perché sembra bello fresco e il profumo è buonissimo. Ma no, non va giù.
A Sa piace, però è una di quelle cose che si bevono in vacanza e basta. Tornando per settembre e trovando pure il classico tempo da lupi, il latte di mandorla è stato parcheggiato in frigo, abbandonato a se stesso.
L’altro giorno decido finalmente di pulire il frigo, sì, era ora. E mi rendo conto che quella confezione rettangolare bianca e rossa non è una parte integrante dello sportello, ma qualcosa di commestibile. Forse. Vediamo un po’ la scadenza… 2015!
Wow! È ancora buono! E allora via di google, cerca “ricette con latte di mandorle”.
Trovo gelati, biancomangiare, cose più o meno complicate, ma rimando.
Poi un giorno mia mamma ritrova il servizio da tè della mia bisnonna e io in contemporanea mi rendo conto che è tanto che non faccio i muffin, e penso che tutto sommato sostituire in una ricetta qualunque il latte di mandorle a quello vaccino non sia poi così insensato.
Due più google, ed ecco che giallozafferano come al solito viene in mio soccorso con una ricetta e delle foto tanto carine di muffin alle gocce di cioccolato con latte di mandorla.
Ora, in tutto questo, cosa centrava l’incipit col dna delle donne di famiglia? Oltre che a giustificare quest’introduzione infinita, il dna giustifica un’altra cosa.
Una peculiarità della nonna: prendere una ricetta e sostituire il 95% degli ingredienti perché “ghèvi no cal rob lì, ghò mis quallì”, ovvero, tradotto dal dialetto: non avevo quella cosa lì, ci ho messo quell’altra”.
Ebbenesì, ho scoperto di essere anch’io così, la ricetta originale (che potete trovare cliccando su tutta questa serie di parole sottolineate, evviva il SEO XD), è così:
350 gr farina 00
50 gr farina di riso
150 gr zucchero semolato
200 ml latte di mandorle
120 gr gocce di cioccolato
1 uovo
125 gr yogurt bianco magro
50 ml olio di girasole
1 bustina lievito vanigliato
1 pizzico di sale
Ecco, siccome alcune cose io proprio non le avevo in casa, ma ormai avevo deciso di fare i muffin, ecco come ho rimediato:
350 gr farina 00 (e fin qui…)
50 gr fecola di patate (suvvia, riso, patate… l’amido è amido)
150 gr zucchero integrale di canna (quello ho e lo uso raramente, è da finire!)
200 ml latte di mandorle (almeno questo… ero partita da qui!)
120 gr gocce di cioccolato (solo perché il pacchetto delle gocce era già aperto, se no avrei riciclato il cioccolato dell’uovo di pasqua)
1 uovo (evabbeh)
125 gr yogurt intero alla banana (ohi, questo forniva il frigo!)
50 ml olio di arachidi (per le frittelle di carnevale ne avevo presi due litri, siccome di fritto non ne faccio mai, ho questa bottiglia in dispensa, almeno ne ho usato un po’!)
1 bustina lievito vanigliato
1 pizzico di sale
La ricetta dice che sono quantità per 12 muffin e vi fa vedere quei bellissimi pirottini a pois con quelle perfette semisfere cioccolatose. Dice di riempire i pirottini fin quasi all’orlo.
Io ho lo stampo da 12 muffin giusti giusti, l’impasto sarebbe bastato per 12 pirottini riempiti di 3/4 più forse altri 6 riempiti di 3/4…
Siccome non avevo voglia di fare più infornate ho diviso tuuuuuuuuuuutto l’impasto in 12 pirottini.
Fondamentalmente ho creato dei golem, però alcuni hanno una perfettissima forma a fungo!!!
Ma la cosa più importante è che sono venuti moooolto buoni. Un po’ troppo bananosi, e la mandorla s’è completamente persa. Ma non mi dispiace 😛
Credo però che la prossima volta porterò l’esperimento ancora più in là.
E qui parte l’altro aneddoto. Pronti?
Quando lavoravo a Milano c’era, a 5 minuti a piedi dall’ufficio, una panetteria/pasticceria/bar/caffè che faceva sempre cose splendide. Gioia delle mie gioie era quando sul bancone si vedevano montagne e montagne di “Baci di ricotta”.
Più volte ho googlato “ricetta baci di ricotta di Pattini” (con l’accento sulla prima I, anche se immaginare i pattini a rotelle è divertente), ma niente.
Immaginate dei muffin a funghetto, segate via solo la parte superiore del fungo. Ecco la dimensione e la consistenza di un bacio di ricotta.
E poi erano dolci, morbidi, da mordere e masticare. Ovviamente “bianchi” con gocce di cioccolato.
Questi muffin sperimentali me li hanno ricordati un sacco. Quindi l’esperimento della prossima volta sarà: usare la ricotta al posto dello yogurt.
Se vengono bene grido vittoria e soprattutto vi faccio sapere 😉
PS
Ah, dimenticavo, il procedimento è il solito come per tutti i muffin: prima tutti gli ingredienti secchi, poi tutti gli ingredienti umidi, mescolate con un bel cucchiaione di legno, impirottate e infornate nel forno già caldo a 180° per 20 minuti. Fate la prova dello stecchino, fate raffreddare e buona merenda/colazione/coccola.
Comunque 25 minuti non è malvagia come media
Dici?