Premetto tutto questo post dicendovi che so perfettamente che la me fra vent’anni penserà “Ah, dolce figlia dell’estate!”, un po’ alla Martin.
Che, per dirla invece come direbbero la mia mamma o la mia nonna, suona così “Ah, cara la mè ninin, devi ancora mangiarne di polenta!”.
Ma comunque, veniamo a noi. Quest’anno, quest’oggi, abbandono gli “enti” ed entro negli “enta”, ultima decade prima di una lunga serie di “anta”.
Già un po’ di miei amici hanno passato questa soglia e già un po’ di loro si sono espressi al riguardo. E devo confessare che da quando ho letto o sentito le loro sensazioni sui trent’anni, anch’io sto pensando la mia bozza.
Galeotti furono soprattutto il post della mia amica VirginiaMcFriend, e un aneddoto di vita vissuta raccontato da un altro amico davanti a un piatto di sashimi di salmone.
Diceva che la settimana prima, qualche giorno dopo aver smesso di fumare e bere caffè, stava andando al lavoro quando ha iniziato a sentirsi male. Fino al pensiero “Adesso muoio”. Al che ha detto che una calma incredibile s’è fatta strada in lui, ha accostato la macchina, ha chiamato l’ambulanza, ha chiamato la madre per salutarla e s’è steso sul cofano dell’auto pensando “Va beh… finisce così… peccato, mi sarebbe piaciuto durasse un po’ di più”.
Questo racconto m’ha colpito, la lucidità, l’unico semplice “peccato…”.
Non credo ci sia un perché, ma sento il rito di passaggio.
Mia madre, per esempio, alla mia età, stava pagando il mutuo sulla sua prima casa e stava già crescendo due figli.
Io vivo in affitto, con un marito (per il quale ancora mi sento dire “Ma ti sei già sposata così giovane??? Pazza!!!”) e un gatto.
Io affronto colloqui di lavoro dove vengo trattata da una parte alla stregua di una ventenne neolaureata senzesperienza, dall’altra come una di quelle pazze tutta casa e famiglia che come le assumi si fanno mettere incinte e tanti saluti al lavoro (none, nooo neeee!!!).
Avere trent’anni nel 2015 è strano.
Una volta eri una donna fatta e finita, ora non sei più né carne né pesce.
Vieni trattato come un adolescente e a volte ti senti ancora un adolescente.
Poi guardi gli adolescenti e ti chiedi “Ma anch’io ero così?” (risposta: probabilmente sì, ma a tanti piace far finta di no, io invece ricordo ancora in quale dei miei innumerevoli diari ho scritto la frase “Giuro a me stessa di non dimenticarmi mai com’è essere adolescente”. È in quello con la copertina blu).
Soprattutto, poi, ti guardi allo specchio e scopri tante cose piacevoli.
Per ogni gradino che ti fa sbuffare di fatica e che ti fa pensare “Basta, da domani torno a correre”, scopri lati molto piacevoli dell’avere trent’anni.
Fai la spesa per i fatti tuoi e, se vuoi il barattolo grande di nutella, c’è solo il tuo portafogli che può fermarti. Piuttosto prendi meno carote (ah, la maturità, eh?).
Non hai più dubbi su dove buttare il tetrapak (.cit) o cosa fare per cena col frigorifero che piange.
Non hai più il fisico per fare le tre del mattino con gli amici, ma poco importa: anche loro non ce la fanno più. E la cosa migliore è che sta bene così a tutti quanti. Si tirano le undici e mezza insieme, a chiacchierare e ridere e scherzare senza più il bisogno di “andare fuori e fare qualcosa” (frase che causerà alla mia adolescentissima cugina un rigurgito di bile, ma so che ai miei coetanei strapperà un lento “sì” con la testa).
Un’intera domenica in pigiama, da sola in casa, sembra un programma meraviglioso.
Forse c’è qualche ruga, forse c’è qualche capello bianco, decisamente c’è più flaccidità. Ma non te ne potrebbe fregare di meno. Come te ne accorgi? (Non del capello bianco, ma che non ti interessa). Vedendo le ventenni che si fanno miliardi di problemi e complessi per un sopracciglio un po’ storto, e tu ti senti incredibilmente libera, perché chissenefrega, perché in fondo in fondo ti piaci così.
Poi ci sono cose come le liste “30 before 30”, trenta cose da fare prima di compiere trent’anni.
A me mettono ansia.
Come se a trentun anni non potessi più, che so, fare il bagno di mezzanotte, andare in vacanza on the road (vi presento la mia amica Lanterna, campeggio itinerante, con figli e cane di quaranta chili) e altre cose.
Poi ci sono momenti in cui vieni risucchiato dai meandri oscuri di youtube e riscopri vecchie canzoni che non ascoltavi da una vita, vecchie canzoni che, come una perfetta madeleine proustiana (o macchina del tempo che dir si voglia), ti portano in bocca il gusto di quei giorni in cui l’ascoltavi. Incazzata, in lacrime, saltellante, a scapocciarti con la tua migliore amica. E scopri che l’adolescente è ancora lì, intatta.
Sì, ok, quell’eterna adolescente saprà fare la spesa e avrebbe bisogno di fare un po’ di flessioni, ma la grinta e i sogni sono ancora tutti lì.
Insomma, c’è poco tempo e soprattutto c’è pochissima voglia di stare ad annoiarsi con cose come il salvare le apparenze, l’opinione degli altri, perdere tempo con gente che il tuo tempo non lo vale. Hai l’autolettura del gas da fare, hai quel libro iniziato e mai finito da finire, hai ancora un sacco di cose da fare. E le vuoi fare bene.
C’era una canzone che ascoltavo spesso. “25 years and my life is still, trying to get up that great big hill of hope, for a destination”. L’ho imparata a memoria, mi chiedevo come ci si sarebbe sentiti a 25 anni.
Quindi qui urge un messaggio alla Cri del passato: Cri, me lo sto ancora chiedendo a trenta. Ho il forte sospetto che tutti se lo stiano ancora chiedendo, a prescindere dall’età.
A prescindere da quanti siano sposati-conviventi-impiegati-amministratoridelegati-gentechesisentedisuccesso-futurigenitori (o zie per la seconda volta ^_^).
La verità è che, per fare l’adulto, facciamo tutti finta di sapere quello che stiamo facendo.
PS vogliamo parlare della combo anfibi+stoffa svolazzante??? *_* La mia “aestethic” è rimasta al grunge/new wave XD
PPS
Comunque, perché non pensiate che sono vitale come una casa di riposo, sappiate che per festeggiare con gli amici ho organizzato un Nutella party, tiè!