S’è fatto un gran parlare, ultimamente, di un sacco di cose.
Quindi adesso voglio dire anch’io la mia.
E per evitare di comparirvi a sorpresa, nel momento sbagliato, sulla bacheca di facebook, lo scrivo qui con calma, così se vi va leggete e ne parliamo, se non vi va, fatevi un buon giro, mangiatevi un bel gelato e ci rivediamo la prossima volta a raccontarci com’è andata.
Punto primo. Star Wars VII (si, lo so, è tardi, e allora?)
Premettendo che non sono una dei fan “di lunga data”, anzi, sono una dei fan che ha visto i film in, orrore orrore, ordine di numero, non di uscita (e forse sono una dei pochi a cui stava simpatico Jar Jar Binks, solo perché vorrei vedere voi a 13 anni a vedervi il film, senza saperne nulla, in Inghilterra, in lingua originale, e non trovare simpatico l’unico personaggio di cui riuscite a cogliere qualche parola qua e là. Quindi grazie Jar Jar).
Ecco, premesso questo, oh, a me il VII è piaciuto, non grido al miracolo e potrei citare dei ragazzi che uscivano dal cinema con noi “Un ottimo reboot dell’episodio IV”.
Sì. Compresa Rey perfetta Mary Sue, ma accoglierò le obiezioni che tutti sembrano fare a spada tratta: si spiegherà tutto nei prossimi film. Vabbeh.
Comunque il classico “Viaggio dell’eroe” (consiglio la lettura del libro a tutti gli aspiranti scrittoriregistisceneggiatorifumettistieccetera) funziona sempre. (Anche se Kylo Ren è un insopportabile frignetta -cit. Leo Ortolani- e Harrison Ford potrebbe sempre lavorare gratis, se il problema è il budget, ecco U_U).
Punto secondo il DDL Cirinnà
Io ero in piazza a far suonare la sveglia, a fine gennaio. Semplicemente perché mi pare assurdo, surreale come un quadro di Dalì, che nel 2016 si stia ancora discutendo *se* CONCEDERE UN DIRITTO ad altre persone.
E la chiudo qui, perché per me non c’è altro da dire, siamo indietro anni luce e, mi sia permessa la considerazione cinica (non si chiama impopolare a caso, questo post): se questa cosa fosse già norma da decenni, ora forse ci staremmo preoccupando di cose come disoccupazione e malasanità ed evasione fiscale, che non guardano in faccia a coniugati, vedovi, asessuali, orsetti barbuti, bidelli o rockstar che siano. (Il forse è d’obbligo perché sicuramente ci sarebbe qualche altra cosa a distrarre il discorso).
Punto terzo Ezio Bosso
Complice una settimana di febbre, la necessità di “cervello zero” e un po’ di curiosità nazional popolare, abbiamo finito con l’accendere la TV per guardare, ebbenesì, Sanremo. Fermo restando che sembra più una via crucis, con processioni infinite fra una canzone e l’altra (una più brutta dell’altra, ma dov’è finita la gente che sa cantare??? Dolcenera quindicesima? Ma scherziamo? Clementino quinto? Ma chi cacchio è sto qui???), ma vabbeh.
Mi son goduta l’imitazione della Fracci.
E poi un momento che m’ha fatto vergognare di me stessa.
Entra Ezio Bosso e, da brava cinica consumata quale sono, penso “Ecco, adesso ci mettiamo pure la quota disabile per far vedere che Sanremo ci tiene?”. Poi inizio ad ascoltarlo, ascoltare quello che dice. Forse mi sembra retorica un po’ facile, forse sono ancora cinica sulle lacrime dell’orchestra.
Poi lui inizia a suonare.
E sono di nuovo in giro a Montpellier per le sue stradine, mentre mi piove addosso come se non ci fosse un domani; e sono in un viaggio mentale che vede quei pollici che scivolano dalla tastiera ma fa niente.
Spegnamo la tv subito dopo, perché tanto qualunque cosa venisse dopo non sarebbe mai stata all’altezza, avrebbe fatto uno stridio tremendo a confronto.
Poi la magia si spegne, si riaccende il cinismo “Chissà se l’avrebbero chiamato lo stesso, non fosse stato disabile”. E allora parte la ricerca su google, e scopri un uomo che aveva talento già prima, un talento che ovviamente in Italia non si filava nessuno che non fosse un “addetto ai lavori”, scopri che ha avuto una sfiga enorme, con la salute, e scopri che ha avuto una forza d’animo ancora più enorme.
Quindi il mio cinismo è stato schiacciato, polverizzato, un uomo che reimpara a parlare e a suonare e a comporre e lo fa con quello spirito, non può che essere un grande, non può che avere un talento ancora più grande di prima.
Punto quarto la battuta “fail” di Spinoza
Necessario dire che adoro Spinoza, anche quando dice cose che mi fanno saltare sulla sedia (o quando dice cose che non capisco, perché non sempre sono così acuta), perché hanno una sorta di intrinseca giustizia totalitaria: non sparano sulla croce rossa, sparano su tutto e su tutti. Crudele, ma giusto.
La battuta che ha fatto su Ezio Bosso? A me ha fatto ridere. La risposta di lui? Ancora di più. Il fatto che loro stessi abbiano pubblicato il botta e risposta? Gara di stima. Il fatto che loro abbiano dovuto spiegare la battuta alla “non trattatelo voi come un disabile”? Mi rattrista parecchio, perché la vedo come loro.
Se non v’ha fatto ridere, se la trovate fuori luogo, liberi di farlo, ma vi aspetto oltraggiatindignati anche sulla prossima battuta che faranno, perché non risparmiano nessuno. Vi aspetto sulla prossima battuta, di chiunque, “spaco botilia, amazo familia”. Vi aspetto sulla prossima battuta “Eh niente, sono uscito con una, la cena non m’è costata molto, le ho portato i croccantini. Bau bau”.
E se non capite la differenza, mi spiace. Davvero tanto.
Ecco, le mie opinioni (im)popolari. Sono aperta al dibattito, se mai ce ne fosse uno 😉
Nessun dibattito per me, mi trovi d’accordo su tutto 😉
Ma così è troppo facile! XD