Correva l’anno 2005. Credo.
Comunque era estate, ed ero al mare con la mia amica Spleen.
Che già da un post dal titolo Assenzio, e che inizia con un’amica “spleen” avete già capito dove vado a parare.
Citazioni di Baudelaire in francese? Ce le avevamo.
Vaghe tendenze darkettone? Di più.
“Romanticismo” inteso in senso artistico, e non di fiori e cioccolatini? Pfui. Certo.
Insomma, eravamo preparate, qualificate.
L’estate passava così: si dormiva fino a tardi, di pomeriggio si andava in spiaggia (ma tardi, dopo chili di protezione solare, perché non volevamo scottarci), di sera si usciva.
Una sera al pub, una sera alle bancarelle di libri a quattro euro.
Abbiamo speso più in libri che in birra quell’estate (eppure la harp col mirtillo era davvero buona, dal nostro amico Pelatino).
Un giorno decidiamo di fermarci in un bar diverso (ah, che avventuriere) per un aperitivo (quando ancora non si chiamavano apericena). Nel menù vediamo “assenzio”.
La sera dopo ci presentiamo in abito lungo e nero (sì, insomma, quei cosi di lino delle bancarelle), ordiniamo l’assenzio, ci portano due bei bicchieroni, con un cucchiaino, un fondo di roba verdastra, e un accrocchio da alchimista.
La vicina di tavolino ci chiede “Ma cos’è?” “Assenzio” “Ma poi vi vengono le allucinazioni?”.
Sì, certo, al bar sul lungomare servono roba allucinogena. Come no!
“No signora, è un mito”.
Lo dicevo prima che la mia amica ed io eravamo preparate, no?
Dovete sapere che prima di quell’estate mi ero fatta una cultura, su internet ovviamente.
Avevo trovato un forum di appassionati, avevo letto un sacco, avevo imparato un sacco di cose che sfatavano tutti quei miti assurdi che ancora adesso circolano.
Così nasce questo post, sia per darvi risposta pronta in una situazione simile a quanto sopra, ma soprattutto per evitare di fare la figura della tizia al tavolo di fianco.
E siccome facendo le pulizie di primavera ho ritrovato un fondo di bottiglia di assenzio (che credo non basterà nemmeno per due bicchieri per me e consorte) m’è venuta voglia di ritrovare quel forum.
Soprattutto perché c’era un contatto importante: uno dei pochissimi commercianti italiani ufficiali di assenzio.
Quindi ecco un post che possa chiarire un po’ le idee al riguardo.
Dicevamo: non è allucinogeno.
No.
None.
Nemmeno “quello vero” (oddio quanti ragazzetti ho sentito dire “Eh ma se non è allucinogeno non è quello vero”). No, non lo è. Punto.
Le allucinazioni venivano, magari, dal laudano che qualcuno aggiungeva (tipo Johnny Depp in From Hell… bel film eh, però non esattamente un’autorità sull’assenzio) ma, breaking news! Se aggiungete un allucinogeno all’acqua anche l’acqua diventa allucinogena. E lo aggiungete se siete un tossicodipendente. Cosa non infrequente nell’ottocento, date le fumerie d’oppio… Ma comunque scollegata dall’assenzio in sé.
Ci sono quelli un pelino più esperti “Ma no, è allucinogeno per il tujone, il principio attivo della cannabis”. Ari-none!
Ora, io in chimica avevo sette per puro miracolo, e succedeva prima del 2004, quindi figuratevi cosa ricordo, però la spiegazione è che la molecola è simile, ma non identica, e soprattutto in concentrazioni tali da essere pressoché acqua fresca.
Non gli si dà fuoco.
No.
NO.
No-oo!
Cioè, se volete farlo perché flambé è scenografico, ok. Ma è come dar fuoco alla grappa, bruciate tutto l’alcol.
Eppure sapete quanti ragazzetti ho sentito vantarsi di bere, alla goccia, una roba a settanta gradi… salvo averne bruciato tutto l’acool appena prima?
Non potete farvelo in casa.
Cioè, tecnicamente sì, vi serve un alambicco per distillare e saper tagliare testa e coda di un distillato (se non volete avvelenarvi, ma non da “Oh, vedo la fata verde!” più da “Centodiciotto? Lo stiamo perdendo…”). Di conseguenza, non è un liquore che si fa per macerazione, come per esempio il limoncello fatto in casa.
Ma che ci volete fare, mi si permetta una considerazione acida, una donna che parla di distillati? Cosa può mai saperne? Torna a bere il bacardi breezer.
La Fée? Bella bottiglia (e in mancanza d’altro mi accontento obtorto collo). Versinthe? Absentha? Compagnia bella, possibilmente di un color verde evidenziatore?
Collutori con alcool.
Non sto dicendo che sbagliate a dire “mi piace”, i gusti sono ovviamente gusti.
Ma è come dire che il Pampero è un buon rhum.
Che il Tavernello è un finissimo cabernet-sauvignon.
Non è sbagliato se vi piace. Ma non è assenzio.
Non come un Montmartre65, un Elie Arnaud Denoix, o un Blanche de Fougerolles (tanto per nominarne solo alcuni).
Quindi, per rimanere sulla linea del “che ne può sapere una donna di distillati”, vi lascio un paio di link alle fonti (e pagina facebook) da cui ho imparato tutto questo, purtroppo il vecchio forum è sparito, ma sul sito trovate anche il modulo di contatto se voleste procurarvi qualche bottiglia!
Se non aveste voglia di leggere, sappiate che per riconoscere un posto dove almeno sanno qualcosa a proposito dell’assenzio, è che ve lo devono servire con dell’acqua ghiacciata.
La zolletta di zucchero va a gusto (cioè potete metterla, metterne mezza o farne a meno)
La fontana (l’accrocchio da alchimista) è un’ottima aggiunta, sia scenografica sia, soprattutto, funzionale. Così l’acqua fredda cade pianin pianino.
E dovete aspettare il louche, l’intorbidimento del liquore, l’acqua ghiacciata lo rende quasi latteo.
È una bevanda da meditazione, non un chupito. Godetevelo!
Consiglio di lettura: “L’assenza dell’Assenzio” di Pinketts, ha poco a che fare col distillato, ma è un bel libro.
Consiglio d’ascolto: “L’assenzio” Bluvertigo (dovete solo fare play lassù)
PS
Il post non è sponsorizzato, ma se i curatori si sentissero generosi, accetto pagamento in bottiglie